messaggio per tutti gli amici ed amiche che frequentavano i pomeriggi del lunedì pomeriggio al Fondaco: ci rivedremo al più presto !!!
Tobino ed il suo particolare romanzo
settembre 9, 2020
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Dal blog Il mio mondo della lettura – Letture senza tempo, mi riallaccio al motto “Leggere è libertà, come amare o sognare…” – Pennac –
Ho riletto “Il perduto amore”, uno dei romanzi scritti dall’autore lucchese, nel mio rifugio in Umbria, al fresco della passeggiata della Rocca
Mario Tobino, Il perduto amore, Mondadori, 1979 PREMIO STREGA
La prima edizione Mondadori uscì nel gennaio 1979 , seguita da una seconda edizione nel febbraio successivo. L’ho voluto riprendere in mano per una seconda lettura, perché Tobino graffia lo specchio dell’anima.
Ma cosa è il perduto? Anche in amore può esserci il perduto? O c’è soltanto il vissuto? Forse è il vissuto che ci distanzia dal perdere gli amori e la vita. Così Pierfranco Bruni :”La letteratura è uno scordare e un ritrovare. Un dimenticare e un recuperare. Lo sguardo degli occhi sconfitti dallo specchio nella letteratura di Mario Tobino sono…
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Caravaggio segreto
luglio 10, 2020
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Sperling & Kupfer pagine 184 € 18,00
Entrando nei quadri di Caravaggio…
luglio 10, 2020
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Continua la serie delle invasioni dei miei alunni dentro i quadri più famosi della storia dell’arte. Dopo Leonardo e Botticelli, oggi è toccato a Caravaggio. Non mi dilungo sull’efficacia didattica di questo tipo di attività (estremamente ludica ma anche formativa) per andare direttamente a raccontare l’esperimento.
Sorgente: Entrando nei quadri di Caravaggio…
Entrando nei quadri di Caravaggio…
luglio 10, 2020
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Continua la serie delle invasioni dei miei alunni dentro i quadri più famosi della storia dell’arte. Dopo Leonardo e Botticelli, oggi è toccato a Caravaggio. Non mi dilungo sull’efficacia didattica di questo tipo di attività (estremamente ludica ma anche formativa) per andare direttamente a raccontare l’esperimento.
Sorgente: Entrando nei quadri di Caravaggio…
Moda mode…..
aprile 23, 2020
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La tendenza tie dye ritorna con l’estate 2020
Si chiama tie & dye perché, come suggerisce il nome, tramite due semplici azioni – quella di annodare e poi tingere – il tessuto si arricchisce di sfumature effetto delavé. Una tecnica precisa che rimanda immediatamente alle atmosfere hippie degli anni 60 e 70 e, nello specifico, alle tipiche stampe psichedeliche del tempo, con spirali e mandala multicolor
Questa tendenza, di cui da qualche stagione designer, It-girl e celeb hanno iniziato a riparlare, è ufficialmente tornata quest’anno. Naturalmente si tratta di un tie dye molto sofisticato, reinterpretato secondo gli stili più diversi. Lo confermano le proposte di Dior, Versace, Off-White, Acne Studios, Isabel Marant, Ralph&Russo e MSGM: i designer che hanno scelto di raccontare questo trend sulle passerelle primavera estate 2020 lo hanno fatto seguendo percorsi diversi, ma raggiungendo tutti risultati eccezionali. Guardare la nostra selezione per credere
….capolavori dell’arte e patologie
aprile 22, 2020
SIMO... qualcosa di particolare #arte, #medicina, #pittura, curiosità Lascia un commento
Silvia Mazza di Finestre sull’arte
ci indica:” Se l’arte è anche catarsi della sofferenza, conforto dell’anima oltre che diletto per gli occhi, in questo nostro tempo di malattia e morte siamo andati in cerca di esempi di opere d’arte in cui la patologia, sublimata, ha cessato di coniugarsi con il dolore. La malattia diventa elemento che partecipa di un esito squisitamente armonico, e perciò classicamente “bello”, finendo per stabilire anche un canone estetico, come vedremo per la Venere di Botticelli. Nell’esercizio di dialogo tra saperi e competenze diverse, abbiamo così sottoposto alcune opere, celebri e meno note, alla “diagnosi” di un medico con la passione per l’arte….”
In questo particolare momento si è iniziato un “esperimento” di interdisciplinarietà, medici-storici dell’arte, con risultati interessanti ( come Gian Carlo Mancini, L’arte nella medicina e la medicina nell’arte, Roma, 2008), il Centro Studi GISED, associazione senza fini di lucro nel settore dermatologico, riconosciuta dalla Regione Lombardia, ha realizzato una galleria virtuale di malattie della pelle documentate nelle opere d’arte, diventata mostra itinerante (“Arte e Pelle”). Ad esempio nel Ritratto della Famiglia di Carlo IV (1800-1801) sulla tempia di Maria Giuseppina di Borbone, infanta di Spagna, zia del re Carlo IV, Goya evidenziò una lesione pigmentata dovuta probabilmente ad un melanoma, un tumore cutaneo pericoloso se non diagnosticato precocemente.
o una cheilite angolare o boccheruola, una infiammazione della bocca, al lato destro delle labbra nel ritratto La vecchia (1506) di Giorgione (Castelfranco Veneto, 1478 – Venezia, 1510)
oppure le cicatrici nel Ritratto di Sir Richard Southwell /1536) di Hans Holbein il giovane (Augusta, 1497 o 1498 – Londra, 7 ottobre 1543) dovute a una forma di tubercolosi cutanea detta anche scrofuloderma
Diversi sono gli studi che considerano l’arte come disciplina utile per il miglioramento di competenze alla base della professione medica, come quello condotto dalla Sapienza di Roma nel 2016 (“Arte e Medicina: dalla visione alla diagnosi”, a cura di Vincenza Ferrara). Tra i capitoli ce n’è uno dedicato alla iconodiagnostica.
In iconodiagnostica ci aggiorna ancora Silvia Mazza, “si sono cimentati vari medici. Come Vito Franco, docente di Anatomia patologica presso la facoltà di “Medicina e Chirurgia” dell’Università di Palermo, che ha “visitato” un centinaio di opere diagnosticando diverse malattie ai personaggi raffigurati. Dall’aracnodattilia, di cui sarebbe affetta la Madonna della rosa (1530) di Girolamo Francesco Maria Mazzola, detto il Parmigianino (Parma, 1503 – Casalmaggiore, 1540), per le dita sproporzionatamente sottili ed allungate rispetto al palmo della mano, come le zampe di un ragno,
o ipercolesterolemia della Gioconda (1503-1504) di Leonardo da Vinci (Vinci, 1452 – Amboise, 1519) desunta dall’accumulo di grasso sotto l’occhio sinistro
INFINE…la giornalista è andata col dottor Raffa alla ricerca della patologia anche quando non è l’oggetto dichiarato dell’opera d’arte, cogliendola e diagnosticandola attraverso un dettaglio.. accertare la manifestazione di una malattia, come fatta dalla iconodiagnostica sull’opera dei maestri del Rinascimento, come la Fornarina (1518 – 1519) di Raffaello, in cui sarebbe rappresentato un tumore alla mammella. Raffaella Bianucci, con i colleghi dell’Università di Torino, ha pubblicato su “The Lancet Oncology” una ricerca su alcune opere per seguire la manifestazione di tale malattia, come La notte
(1555-1565) di Michele di Ridolfo del Ghirlandaio (Firenze, 1503 – 1577), trasposizione in pittura dell’analoga figura scolpita da Michelangelo per la tomba di Giuliano de’ Medici, duca di Nemours (1524-1534), nella Sagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze, e L’allegoria della Fortezza (1560-1562) di Maso di San Friano (Firenze, 1531 – 1571)attivo per quasi mezzo secolo, “sono almeno tre i dipinti in cui egli avrebbe rappresentato un cancro al seno: Le tre Grazie, Orfeo ed Euridice e Diana e le sue ninfe”.
In fondo medici e pittori condividono lo stesso patrono, san Luca.
AMARE IL VERDE E L’AMBIENTE…
aprile 14, 2020
SIMO... qualcosa di particolare #Ambiente tutela, #giardini #verde Lascia un commento
un tempio la Natura ove viventi
pilastri a volte confuse parole
mandano fuori; la attraversa l’uomo
tra foreste di simboli dagli occhi
familiari.
(Da Corrispondenze di Baudelaire, trad. it. Luigi De Nardis, Milano, Feltrinelli 1964)
Amare l’ambiente significa averne cura
Nei paesi ricchi e sviluppati le problematiche ecologiche sembrano entrare ormai a far parte della coscienza collettiva e ognuno è chiamato ad acquisire la cognizione delle possibilità e delle responsabilità nell’uso delle risorse naturali
azioni concrete per amare la Natura
tornare a frequentare la Natura. Solo dopo una frequentazione e una conoscenza reciproca, potrà crearsi una connessione potente. Questo ci permette di evolvere, essere persone diverse, libere e felici. O come mi piace dire di“rinascere in Natura”.
Leggiamo racconti sulla Natura come
- L’uomo che piantava gli alberi di Jean Jono
• Walden. Vita nel bosco di Henry Thoreau
• Il libro della giungla di Rudyard Kipling
• Il segreto del bosco vecchio di Dino Buzzati
Passeggiare nel bosco. Senza avere fretta di arrivare da qualche parte. Osserviamo le sfumature delle foglie, sentiamo i profumi nell’aria, ascoltiamo i suoni armoniosi delle piante e degli animali. Lasciamoci trasportare dalla melodia del Bosco; osserviamo piante e animali. Nel suo libro “Walden, vita nel bosco”, l’autore Henry Thoreau racconta di una volta in cui assistette per ore ad uno scontro tra formiche rosse e formiche nere e lo descrive come una vera e propria battaglia tra eserciti opposti.
Nella Natura ci sono microcosmi e macrocosmi in cui perdersi. Studiamo i meccanismi di come gli alberi traggono nutrimento da luce e acqua, di come i miliardi di km di radici interagiscono tra di loro e come si avvisino l’un l’altro di attacchi di parassiti.
È un mondo affascinante che puoi osservare direttamente o leggere nei libri. Ad esempio, ti consiglio “La vita segreta degli alberi” di Peter Wohlleben; contempliamo la bellezza della Natura anche mediante le nostre piante
CARI LETTORI mi sono interessata da sempre di ambiente, natura, letteratura che ne tratta Credo fortemente che amare la natura il verde che ci circonda sia avere consapevolezza che vivere tutelando la Natura sia una necessità per noi stessi, per il nostro benessere e la nostra salute.
Conoscere poi attraverso SCRITTORI E SCRITTRICI di ogni epoca quanto l’Ambiente sia stato celebrato in opere letterarie, ha potenziato il mio interesse ed affinato la mia ricerca.PERCORSO INSIEME…
introduciamo “Elizabeth and her German garden”, Il giardino di Elisabeth, assoluto bestseller del 1898, che superò gli autori allora alla moda: ” nel giardino Elisabeth legge, sogna, prepara la sua carriera di scrittrice. Nella cura delle piante e dei fiori, nella maternità, nel trascorrere delle stagioni, nella fuga della distruttività dei rapporti sociali…”. Elizabeth von Arnim scrisse 21 romanzi, era piccola, carina, elegante, spiritosa, colta; il suo primo romanzo venne pubblicato anonimo nel 1898 ed ebbe tanto successo che Elizabeth rimase il “nom de plume” di Mary Annette.
Nel ricercare notizie sull’autrice salta all’occhio questa citazione:
“E’ il giardino il posto in cui vado a cercare rifugio e riparo, non la casa (…) là fuori i doni del cielo mi si affollano intorno a ogni passo (…) è là che mi rammarico della cattiveria che c’è in me, di quei pensieri egoisti che sono molto peggiori di quanto sembri; è là che tutti i miei peccati e le mie stupidaggini sono perdonate, là che mi sento protetta e a mio agio, e ogni fiore, ogni erba è un amico e ogni albero è un amante”.
In fuga dall’opprimente vita di città, l’aristocratica Elizabeth si stabilisce nell’ex convento di proprietà del marito, un luogo isolato e carico di storia in Pomerania. A vivacizzare le giornate della signora ci sono le tre figlie – la bimba di aprile, la bimba di maggio e la bimba di giugno –, le amiche Irais e Minora, ospiti più o meno gradite con le quali intrattiene conversazioni brillanti e conflittuali, sempre in bilico fra solidarietà e rivalità femminile, e poi c’è lui, l’uomo della collera, «colui che detiene il diritto di manifestarsi quando e come più gli piace».
Ma soprattutto c’è il giardino, una vera e propria oasi di cui Elizabeth si innamora perdutamente. Estasiata dalla pace e dalla tranquillità del luogo, trascorre le ore da sola con un libro in mano, immersa nei colori, nei profumi e nei silenzi, cibandosi soltanto di insalata e tè consumati all’ombra dei lillà.
Mentre le stagioni si susseguono, Elizabeth ritrova se stessa, i suoi spazi, i suoi ricordi e la sua libertà.
Il giardino attraverso il trascorrere delle stagioni, il fiorire e lo sfiorire delle piante, diventa la metafora della vita…
Raffaello
aprile 8, 2020
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Chi è Raffaello Sanzio?Chi è Raffaello Sanzio?
Raffaello Sanzio (1483-1520), formato nella bottega del padre Giovanni Santi, cresce a Urbino nel clima culturale della corte dei Montefeltro.
Dopo le premature morti dei genitori, Raffaello entra in contatto con Perugino, lavora a Città di Castello e a soli quindici anni ha piena padronanza nella gestione della bottega paterna. A inizio ‘500, il giovane è già tra gli artisti più richiesti in Umbria; dopo brevi soggiorni a Firenze e Roma, raggiunge Pinturicchio (1454-1513) a Siena e realizza per l’amico alcuni cartoni destinati agli affreschi della Libreria Piccolomini ambiente monumentale della cattedrale di Siena. Nel 1504, anno del celebre Sposalizio della Vergine, si trasferisce a Firenze, la vicinanza di Leonardo e Michelangelo si nota nelle opere di devozione privata e nei ritratti per ricchi borghesi. Nel 1507, realizza la Deposizione Baglioni, altra svolta verso i futuri esiti degli anni romani.
Dalla fine del 1508, Giulio II lo chiama a Roma e qui, Raffaello, con una scelta squadra di collaboratori, crea i celeberrimi capolavori fra cui le Stanze e le Logge Vaticane, la Loggia di Psiche a Villa Chigi, nonché cicli di arazzi per papa Leone X.
Dopo la morte dell’amico Bramante, nel 1514, il pittore eredita l’incarico di architetto capo per la fabbrica di San Pietro, progetta la Cappella Chigi (Santa Maria del Popolo) e Villa Madama. Con atteggiamento da archeologo, Raffaello si occupa anche degli scavi dell’antica Roma, e censisce il patrimonio sotterrato.
Tra le ultime opere, il ritratto della sua amata, la Fornarina e la Trasfigurazione, una grande pala d’altare terminata dal suo aiuto più fidato, il pittore Giulio Romano (1499-1546). Alla sua morte, come ricorda il Vasari, l’opera fu portata dai suoi allievi davanti al letto. Per suo volere, Raffaello fu sepolto al Pantheon di Roma.
Era giovane e bello, leggiamo in un articolo de Il Sole 24 ore, un grande artista al culmine della sua fama e della sua fortuna, conteso da papi e da principi, amico di poeti e letterati; era gentile con tutti, incapace di dipingere se non aveva accanto a sé la donna che amava. E muore giovane, a soli 37 anni. Era Raffaello. Vasari ce ne offre, nelle Vite, un ritratto indimenticabile. «Non meno eccellente che grazioso», egli scrive «non visse da pittore, ma da principe»; la natura, che già si era fatta vincere nell’arte da Michelangelo, «volse ancora per Rafaello esser vinta dall’arte e da i costumi… sicurissimamente può dirsi che i possessori delle dote di Rafaello, non sono uomini semplicemente, ma dei mortali».
Perugino ancor oggi ritenuto il principale maestro di Raffaello, in Philippe Daverio (Passepartout. Firenze VS Bruges). Artista umbro, formato nel verbo di Piero della Francesca e poi a Firenze, con Andrea del Verrocchio, dopo importanti commesse, Perugino fu chiamato a Roma per affrescare nella Cappella Sistina la Consegna delle chiavi (1481-82), un successo che fece della sua bottega la più prestigiosa dell’Italia rinascimentale. Rientrato a Firenze la maturità del pittore che già pregevole ritrattista, ora propone la sua cifra di ideale femminile elegante e sentimentale, peculiare delle sue Madonne e di quelle del giovane Raffaello
Alcune curiosità su Raffaello Pittore e basta. O quasi
Raffaello si differenzia da altri geni del suo tempo – Leonardo e Michelangelo in primis – perché limita il suo campo d’azione a sole due discipline: la pittura, che è la sua principale attività, e l’architettura, che studia per integrare la prima. Oltre a prendere il posto di Bramante come architetto della Fabbrica di San Pietro, viene incaricato nel 2018 da Leone X di progettare Villa Madama, oltre il Tevere. Si tratta di una villa rinascimentale rielaborata da suggestioni antiche, ed è il suo progetto architettonico più grandioso.
Il mondo antico
Raffaello si confronta col “paragone de li antichi” per tutta la durata della sua carriera. Non solo per trarre ispirazione per le proprie opere e per i propri progetti, ma anche per soddisfare le richieste del Papa de’ Medici: sempre nel 1518 Leone X gli affida infatti la realizzazione di una pianta di Roma imperiale, da redigere con l’ausilio dell’umanista Baldassarre Castiglione.
Influenza la storia dell’arte occidentale
L’opera di Raffaello ha avuto un’eco notevole su tutta la produzione artistica occidentale. Per esempio il suo stile influenza la nascita e lo sviluppo del manierismo, anche grazie agli allievi della sua bottega, che finiscono per lavorare presso diverse corti europee. E poi, molti artisti dei secoli successivi si ispirano alle sue opere. Tra questi: i Carracci, Guido Reni, Caravaggio, Rubens, Velasquez, Ingres e Delacroix, finanche Manet e Dalì.