Quindici giorni fa a Roma tempo splendido temperatura primaverile tutto pronto per uno scenario magico: la galleria parigina del Museo d’Orsay presso il Complesso del Vittoriano. La Mostra dal titolo “Musée d’Orsay. Capolavori” ha portato per la prima volta nella capitale italiana, una serie di opere straordinarie realizzate da artisti come Monet, Degas, Van Gogh, Manet, Renoir, Gauguin, Sisley, Pissarro, Corot, Seurat. Un percorso che ha selezionato settanta tele secondo un percorso temporale che si estende dal 1848 al 1914.
Ma prima di iniziare questo viaggio nel tempo, la mostra propone il racconto della storia dell’ex-stazione sulle rive della Senna, proprio nel cuore di Parigi, che diventa un museo unico al mondo. Con una particolare attenzione al lavoro dell’architetto italiano Gae Aulenti che, nel 1986, ebbe un ruolo fondamentale nell’allestimento del Musée d’Orsay.
Gae Aulenti
Entusiasmante per me ricordare il legame del Musée d’Orsay con l’Italia che nasce con Gae Aulenti, donna architetto e designer italiana, che fra 1980 e 1986 ha restaurato la Gare d’Orsay, antica stazione ferroviaria, capolinea della compagnia della tratta Paris-Orléans, per allestirne all’interno la collezione d’arte impressionista più famosa al mondo. Infatti la prima sezione della Mostra ti affascina con disegni, progetti e presentazione del meraviglioso palazzo delle esposizioni francesi sulla riva della Senna.
GAE AULENTI – PROGETTO- DISEGNI
PARIGI, LE NUOVE STAZIONI FERROVIARIE
A cavallo del 19 ° secolo, due grandi stazioni ferroviarie furono state costruite a Parigi, alla Gare de Lyon e alla Gare d’Orsay. La Gare d’Orsay ebbe il sito più importante, lungo la Senna di fronte al Louvre . La stazione ferroviaria progettata dalla Compagnie d’Orléans, che volle portare i treni elettrificati proprio nel cuore di Parigi.
TUTTO SUL DESIGN
L’architetto primo nominato fu Eugène Hénard . Egli aveva intenzione di utilizzare materiali industriali sulla facciata di fronte al Louvre. Ma di fronte a feroci proteste dei conservazionisti, la ‘Compagnie d’Orléans decise di indire un concorso sotto la supervisione di una commissione parlamentare. Il vincitore del concorso fu Victor Laloux, che aveva progettato anche la stazione ferroviaria di Tours, in Francia.
Uno degli orologi giganti della Stazione
Un orologio visto dall’interno
Il suo design fu acclamato per l’integrazione della volta in metallo con l’ esterno in pietra. La sala misurava 140 metri di lnghezza, larghezza 40 metri e altezza 32 metri. L’intera struttura era lunga 175 metri e 75 metri di larghezza. Un impressionante uso di 12 000 tonnellate di metallo fu utilizzato per la costruzione della Gare d’Orsay, ben più che la quantità di metallo utilizzato per la Torre Eiffel .
INTERESSANTE LA STORIA DEL MUSEO
Alla morte di Enrico IV , nel 1615 , la tenuta fu venduta in lotti: palazzi furono costruiti nel quartiere, mentre sulle rive del fiume, un porto chiamato Grenouillière, ospitò zattere galleggianti sulla Senna. Il Quai d’Orsay, iniziato nel 1708 dal Pont Royal, fu completato sotto l’Impero. La vocazione aristocratica del posto si impose con la costruzione dell ‘Hotel de Salm (ora Palazzo della Legione d’Onore) tra il 1782 e il 1788.
Nel XIX secolo, il sito della futura stazione d’Orsay era occupata da due edifici: la caserma di cavalleria e il Palais d’Orsay, costruiti tra il 1810 e il 1838 da Jean-Charles Bonnard e Jacques Lacornée. Questo luogo dopo essere stato assegnato al Ministero degli Affari Esteri, fu destinato alla Corte dei conti e del Consiglio di Stato. Durante la Comune del 1871, tutta l’ area fu bruciata e per 30 anni, i muri carbonizzati del Palais d’Orsay testimoniarono gli orrori della guerra civile.
….demolizione Palazzi della Corte dei Conti
Alla vigilia dell’Esposizione Universale del 1900, lo Stato cedette il terreno alla Società delle Ferrovie di Orléans, svantaggiate dalla posizione eccentrica della Gare d’Austerlitz, col progetto di costruire, al posto del Palazzo di Orsay, un capolinea più centrale. Nel 1897 la Società consultò tre architetti: Lucien Magne, Emile Bénard e Victor Laloux. Il luogo aveva molti vincoli essendo un elegante quartiere, adiacente al Louvre e alla Legione d’Onore, perciò furono imposti dei concorrenti come per una sfida: integrare la stazione in un contesto urbano elegante. Victor Laloux, che aveva appena completato il Municipio di Tours, fu scelto nel 1898.
La stazione e hotel, costruiti in due anni, furono inaugurati in occasione dell’Esposizione Universale, 14 luglio 1900. La parte esterna da Laloux fu mascherata con strutture metalliche della stazione in stile eclettico ed una facciata in pietra. All’interno fu imposto il modernismo: rampe e ascensori per i bagagli, ascensori per passeggeri, sedici corsie nel seminterrato, servizi di accoglienza al piano terra, trazione elettrica. La grande sala di 32 m di altezza, di 40 m di larghezza e 138 m di lunghezza era preceduta accanto al pontile, da un vestibolo e un portico aperto.
Dal 1900 al 1939 la Gare d’Orsay ha svolto il ruolo di capo- linea sud-ovest della Francia. Orsay ha ricevuto, oltre ai viaggiatori, associazioni e sedute di partiti politici oltre che banchetti. Ma dal 1939, la stazione non serviva più le periferie, le sue banchine erano diventati troppo corte a causa della progressiva elettrificazione delle linee ferroviarie e dei treni più lunghi.
La gare d’Orsay –
La trasformazione della stazione in un museo è stato il lavoro degli architetti di ACT-Architecture Group, Mr. Bardon, Colboc e Philippon. Le loro proposte di progetti selezionati tra sei nel 1979, avrebbero dovuto rispettare l’architettura di Victor Laloux, reinterpretandola secondo una nuova vocazione. Era possibile evidenziare la grande navata, usandola come elemento principale e trasformando la zona in ingresso principale.
Progetto Aulenti
Gae Aulenti al tavolo di lavoro
LE NOVITA’ DEL GRUPPO DI ARCHITETTI PER LA RISTRUTTURAZIONE
L’interno originario del Museo è stato progettato da un team di designer e architetti diretti da Gae Aulenti. Italo Rota, Piero Castiglioni (consulente illuminazione), e Richard Peduzzi (per la presentazione dell’architettura), Gae Aulenti ha cercato di creare una presentazione unificata nell’ambito di una vasta gamma di volumi, compresa l’omogeneità dei materiali: rivestimento in pietra sul pavimento e sulle pareti. Questa situazione corrisponde al volume in eccesso della vecchia stazione. La segnaletica è stata progettata da B. e J. Widmer Monguzzi. Per quanto riguarda l’illuminazione, la luce viene utilizzata come illuminazione artificiale per permettere variazioni di intensità necessaria a seconda della diversità delle opere presentate.
Riapre al pubblico dopo due anni di lavori il Musée d’Orsay a Parigi – ottobre 2011
Ma ora aprile 2014 …nessuna traccia di binari morti, nessuno orologio..l..’acqua, un po’ più in là, è quella del Tevere…siamo al Vittoriano, a un passo i Fori imperiali, eppure sembra di essere al d’Orsay con i capolavori di quel museo che un tempo fu stazione ferroviaria nel cuore della ville lumiere che prendono vita nel più grande complesso di marmo botticino fino a oggi mai realizzato.
“Musée d’Orsay. Capolavori” è il titolo della mostra che offre un’antologia di un ricco periodo artistico, curata da Guy Cogeval, presidente del museo parigino e da Xavier Rey, direttore delle collezioni e conservatore del dipartimento di pittura dell’Orsay.
L’ Esposizione , attraverso un percorso che parte dalla pittura accademica dei Salon, passando per l’evoluzione impressionista fino alle novità dei Nabis e dei Simbolisti, offre opere databili dal 1848 al 1914, per narrare l’origine dell’avanguardia dai corposi colpi di colore di Monet fino alle sottili e colorate linee di Gaugin e al Simbolismo.
Al Vittoriano ho ammirato la poliedricità del museo francese, nato per raccogliere questo particolare periodo artistico non compreso nei musei del Louvre e nel Centre Pompidou, in cui il momento di maggior evoluzione artistica francese scoppiò in una splendida mescolanza di colori, sensazioni, idee ed arte. Ed è da rimarcare una curiosità: allo scrittore Paul Valery non piacevano i musei, li trovava uno «strano disordine organizzato» ed «un capitale eccessivo e dunque inutilizzabile». Ma era il 1923 e lo scrittore non poteva immaginare come si sarebbero evoluti proprio i Musei moderni, né come avrebbero gestito quel «capitale eccessivo». Il Museo d’Orsay, uno dei più frequentati al mondo ( tre milioni, 600 mila di visitatori l’anno), ha cercato di equilibrare la situazione trasformando l’enorme collezione, impossibile da esporre tutta nella famosa sede di Rue de la Légion d’Honneur a Parigi, in una serie di mostre che fanno da tempo il giro del mondo. Infatti in Italia e negli ultimi mesi si è avuta la mostra veneziana dedicata a Eduard Manet e quella torinese, riservata a Renoir. E qui a Roma l’ originalità è quella di collocare se stesso, giovane Museo inaugurato solo nel 1986, come oggetto da raccontare divenendo un caso intitolato proprio «Musée d’Orsay – Capolavori».
Tra i «capolavori» ecco “Berthe Morisot con un mazzo di violette” di Manet, un simpatico collage-logo !!!
le “Ragazze al pianoforte” di Renoir
Giovani al Piano – Renoir
o “L’italiana” di Van Gogh.
Van Gogh – L’italiana
Piuttosto l’Orsay ha scelto di proporre un gruppo di opere che abbracciassero l’intero percorso artistico del Museo parigino: la prima Sezione è incentrata sull’arte dei Salon, nucelo originario della collezione, posta a confronto con l’allora emergente arte realista al tempo disprezzata. Ed il rinnovamento della pittura accademica è in artisti come Cabanel
Cabanel – Tamara
Bouguereau,
Bouguereau, Giovinezza e Amore
…Jean-Jacques Henner
Jean-Jacques Henner,La casta Susanna
autori di grande successo tra il 1860 ed il 1870 che operano in parallelo all’affermarsi della pittura realista
…poi irrompe sulla scena Courbet, con il suo realismo giudicato scandaloso, punto di rottura con la pittura romantica, con toni di maggior realismo
Courbet, Donna nuda con cane
Ormai è in corso un nuovo momento espressivo come ho potuto constatare nella seconda sezione Il paesaggio e la vita rurale: dal classicismo all’impressionismo”. Ecco un idilliaco Corot che intride la sua tela delle particolari magie della luce italica ed apre la strada agli impressionisti.
Corot, Danza delle ninfe
E Jean-François Millet, uno dei migliori esponenti della Scuola di Barbizon, -1- dipinge il realismo nel paesaggio, pur se in modo contemplativo nella sua “Pastorella con il suo gregge”.
Millet, Pastorella con il suo gregge
Ma ormai siamo al “plein air”, la luce che si sfalda con Monet
Monet, Barche
una splendida opera che in modo naturale ma suggestivo ti fa quasi sentire lo sciacquìo delle onde e il vento che gonfia le vele…
Ora “Rappresentare la propria epoca: la vita contemporanea” ha il significato di recepire il messaggio di una società in tumultuosa evoluzione, con gli spazi urbani che si allargano, la rivoluzione industriale e il formarsi delle classi. Il popolo, il proletariato, diventa soggetto di pittura (siamo alle teorie socialiste di Proudhon e agli scritti di Zola), come in “Gli scaricatori di carbone”, di Claude Monet,
Monet, Scaricatori di carbone
o “Il giorno di visita all’ospedale”, di Henry Geoffrey
Henry Geoffrey, Il giorno di visita all’ospedale.
ecco la poesia degli umili con La lezione di catechismo , di Jules-Alexis Muenier, di gusto rurale.
Meunier, Lezione di catechismo
…bene in evidenza il trascorrere quotidiano con i suoi attimi incantati, un pastello per la sua calda densità cromatica
Renoir, Ragazze al piano
… la vita colta nell’attimo nella fresca sinuosità
Degas, Ballerine che salgono una scala
… il gesto in divenire
Degas, Orchestra dell’Operà
…e Cezanne
Cezanne, Cortile di fattoria
Pissarro …
Pissarro, Alle Tour Jongleur
con modi diversi di narrare le cose e la luce che bagna le cose.
… un excursus…. attraverso il Simbolismo di Vuillard e seguaci
Edouard Vuillard, A letto
e alle anticipazioni delle avanguardie del Novecento
con Seurat
Georges Seurat, Circo
…“Les Andelys” di Paul Signac
Paul Signac, Les Andelys ; l’argine
...le rarefatte “Isole d’oro” di Henri-Edmond Cross.
Henri-Edmond Cross,Le Isole d’Oro
…il primitivismo de “Il pasto” di Paul Gauguin,
Paul Gauguin, Il pasto
……..senza parole
Claude Monet, Vétheuil, soleil couchant, tramonto
DETTAGLI……
…e fra le opere il dolce sapore della Belle Epoque…
Dal settimanale Panorama una interessante postilla:”….una melodrammatica Tamara di Alexandre Cabanel se la deve vedere con una vera femmina di Gustave Courbet. E un elegiaco, tardo Camille Corot riverberarsi nelle nevi di Alfred Sisley e irrobustirsi nelle campagne di Pissarro, Frédéric Bazille e Paul Cézanne. Accanto agli stati d’animo di eccelsi simbolisti come Edouard Vouillard, Maurice Denis, Pierre Bonnard, Paul Sérusier, Odilon Redon, c’è Paul Gauguin, vano, estatico cercatore di Eden perduti. E poi Vincent Van Gogh e Pierre-Auguste Renoir con la questione di fondo: prevale il disagio o la felicità di essere al mondo?”
Mentre Lettera99 ribadisce:”…una mostra che vale la pena visitare se si è appassionati del libro nascosto in fondo agli scaffali e non del “best seller”, fatta anche di grandi nomi ma non di opere altisonanti, tornando a ripetere che in fondo la parte migliore della mostra la regalano i gregari, cosiddetti artisti minori presenti con opere di grande risalto e dalla bellezza segreta.
COLLAGE
una mostra che vale la pena visitare se si è appassionati del libro nascosto in fondo agli scaffali e non del “best seller”, fatta anche di grandi nomi ma non di opere altisonanti, tornando a ripetere che in fondo la parte migliore della mostra la regalano i gregari, cosiddetti artisti minori presenti con opere di grande risalto e dalla bellezza segreta. – See more at:
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-1- Con il termine Scuola di Barbizon o Barbisonniers si identifica un gruppo di pittori e una Corrente Paesaggista del Realismo collegata alla località di Barbizon. Barbizon è un piccolo paese a sud di Parigi ai margini della foresta di Fontainebleau dove si riunivano alcuni pittori, diversi per temperamento e stile, animati però dalla stessa voglia di riscoprire la purezza della natura, immergendosi in essa, vivendo in uno dei luoghi più incontaminati, lontano dalla città. A Barbizon gli artisti sperimentarono il concetto di “studio dal vero“, espressione del sentimento per la natura, legato al movimento Romantico negli anni intorno al 1830.